I Primavera dell’Inter raccontano Chivu: “Era come se fosse in campo con noi: è carismatico”
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Come riportato da Internews24.com, il noto giornalista Gianluca Di Marzio ha intervistato alcuni giocatori allenati dal nuovo tecnico del Parma Cristian Chivu quando sedeva sulla panchina dell’Inter Primavera. Molte le parole lusinghiere riportate da questi giovani calciatori sul nuovo allenatore dei crociati:
Dennis Curatolo: “La prima cosa che mi viene in mente è il carisma. Quando giocavamo era come se fosse in campo con noi. Ci trasmetteva tutta la sua voglia. Ricordo all’intervallo di una partita di Youth League. Stavamo giocando bene, ma eravamo sotto. Entrò in spogliatoio quasi in lacrime. Questo per far capire quanto tenesse a noi, quanto fosse dentro tutto quello. Ti trasportava quando parlava. Eravamo rientrati in campo e giocammo in modo incredibile. In panchina viveva al massimo la partita. A ogni gol esultava come un pazzo. Era fondamentale la sua figura per la nostra squadra”.
William Rovida: “Un uomo speciale. Ci aiutava, ci parlava, ci sosteneva. Dà molta importanza alle persone che ha davanti e al loro benessere. “Abbi fiducia in te, sei forte. Fai parlare il campo, conta solo quello”, l’incoraggiamento dopo un errore. A colpire la sua totale umiltà. Si mise sul piano di noi calciatori”.
Lorenzo Peschetola: “Quando parlava ti faceva venire i brividi, ti toccava le corde più profonde. Eri pronto a tutto per lui in campo. Ogni tanto giocava con noi. Era qualcosa di clamoroso. Durava poco, perché fumava molto. Ma in quei minuti in cui aveva fiato era troppo forte, faceva la differenza”.
Mattia Sangalli: “Ci fu bisogno di un primo periodo di adattamento. Portò dei concetti nuovi che escono dagli schemi classici italiani. Veniva dalla scuola dell’Ajax. Mi colpì la sua totale umiltà. Si mise sul piano di noi calciatori. Cercava sempre il confronto. Ascoltava i nostri pareri e aveva una grande voglia di imparare. La squadra che lo lancia in aria dopo la vittoria del campionato. Era la nostra guida, noi i suoi ragazzi”.
Andrea Moretti: “Ci ripeteva spesso di non guardare il calcio tramite moduli o tattiche, ma come occupazione di spazi e trasmissione veloce della palla. Una visione diversa. Ci chiedeva di giocare e costruire, ma non in un modo fine a sé stesso. Doveva portare al risultato”.