Non basta "resettare e ripartire", il Parma deve guardarsi dentro: cosa sta mancando?
Dopo una sconfitta inattesa come contro quella l'Hellas Verona, il modo di dire usato comunemente è "resettare e ripartire". Una frase fatta, che però non si sposa bene con il momento del Parma: se il passo falso contro il Verona fosse stato un episodio isolato, la grande delusione non avrebbe destato particolare preoccupazione. In questo caso però si parla di una sconfitta sconcertante, simile ad altre già viste in questa stagione, che impone ulteriori riflessioni. Quali sono le difficoltà che il Parma incontra in questa tipologia di partite? La risposta non è semplice da dare. Partiamo quindi dall'oggettività dei numeri, dai quali non ci può nascondere. Escludendo infatti le sfide contro le prime otto della classe, che fanno un campionato a parte, negli scontri tra le altre squadre il Parma è quello che ha raccolto meno: solo sei punti, frutto della vittoria contro il Venezia (unico successo in uno scontro diretto) e dei pareggi contro Como, Empoli e Lecce. Le altre squadre in lotta per la salvezza invece hanno tutte raccolto almeno sette punti, anche grazie a quelli regalati dal Parma negli scontri diretti. Questo però non denota un'inferiorità della squadra di Pecchia. Contro le prime otto infatti, nonostante un coefficiente di difficoltà maggiore data la caratura dell'avversario, il Parma ha raccolto più punti, a parità di numero di scontri. Nelle otto gare contro le big sono arrivati nove punti, contro i sei collezionati contro le piccole in altrettante partite. Il Parma quindi ha dimostrato di avere le qualità per poter competere in questo campionato, ma contro le piccole sta affrontando delle difficoltà che non riesce a risolvere, come confermato dalla sfida contro il Verona. Ecco perché non basta "resettare e ripartire" ma serve in questo caso un'analisi più profonda.
L'impressione infatti è che alla squadra di Pecchia stia mancando qualcosa quando parte con i favori del pronostico. Questo tende a far pensare che le problematiche possano aver origine sull'approccio mentale alla partita. Non possiamo credere che la rosa del Parma sia inferiore a quella delle altre squadre in lotta per la salvezza, ma forse quella con meno esperienza sì. Non solo a livello anagrafico, ma anche e soprattutto in categoria. La filosofia del Parma sul mercato ormai è nota e non possiamo stupirci dell'assenza di giocatori ultratrentenni in rosa. Si può vincere anche senza, a patto però che i giovani che hai in rosa siano capaci di tirare fuori la malizia che serve e la personalità richiesta per reggere la pressione della lotta salvezza. La mancanza di risultati in questo tipo di partita fa risuonare qualche campanello d'allarme in quest'ottica.
L'anno scorso dopo la promozione in Serie A, i protagonisti hanno più volte ribadito l'importanza di una figura come Ansaldi in spogliatoio: l'argentino, pur restando spesso ai margini per infortunio, è stato una presenza fondamentale a Collecchio. Con il suo addio, il Parma ha perso una figura chiave nello spogliatoio e al suo posto non è arrivato nessuno con quel curriculum. Non parliamo infatti solo di un giocatore di esperienza a livello anagrafico, ma anche e soprattutto di caratura. Ansaldi ha giocato in grandi club, disputato diverse stagioni in Serie A e conosceva benissimo certe dinamiche. A Parma qualche leader c'è: Delprato ha dimostrato di avere le qualità giuste, Estevez e Chichizola lo hanno sempre fatto da quando sono arrivati, ma nessuno dei tre ha anni di esperienza nella categoria. Dal mercato qualche giocatore è arrivato, soprattutto Cancellieri, che sa bene cosa vuol dire lottare per salvarsi. Anche Valeri e Almqvist hanno già affontato campionati simili, seppure per meno di due stagioni. Può bastare a compensare l'inesperienza di una rosa di debuttanti in Serie A?
Questa forse è la domanda attorno a cui ruota buona parte del discorso. Il modo migliore per fare crescere i giovani è responsabilizzarli e farli giocare, su questo non c'è dubbio e Pecchia lo sa fare benissimo. Però se mancano i risultati nelle gare più delicate, il dubbio è più che lecito. Il Parma ha sbagliato partite in cui è mancata un po' di malizia, subendo incredibili rimonte come contro l'Udinese o regalando un tempo come contro l'Empoli. In altri casi invece è stato punito per distrazioni e disattenzioni imperdonabili, che son state pagate a caro prezzo. Tutti limiti di una squadra che non è abituata a lottare per questo obiettivo, ma questa ormai non può più essere una giustificazione. Pecchia nelle ultime conferenze lo ha detto: il Parma è una squadra giovane ma questo non può più essere un alibi. Bisogna crescere e farlo rapidamente e il mister crociato è convinto che questa squadra abbia tutto per farlo. Prima di domenica si era visto qualche passo avanti in questo senso, ma la sconfitta di Verona ha riportato sconforto e preoccupazione. Ora Pecchia proverà nuovamente ad isolare la squadra e riportare serenità a Collecchio, ma i fischi e la contestazione di domenica non si possono nascondere. Il messaggio è arrivato e la pressione, per quanto si possa provare ad alleggerirla, ci sarà. Per arrivare alla salvezza però, bisogna saper convivere anche con questo tipo di difficoltà: bisogna saper vincere, anche quando non si riesce a giocare con "leggerezza" e "spensieratezza".