Focus - Manenti: 37 giorni da film, ma è la storia del Parma che va in pezzi

18.03.2015 11:56 di  Michele Bugari  Twitter:    vedi letture
Alberto Benaglia/ParmaLive.com
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Quando tutti pensavano che sarebbe stato il tribunale, dichiarando il fallimento del Parma, a mettere fine alla parabola di Giampietro Manenti come presidente della società crociata, ad anticipare il giudice del tribunale di Parma sono arrivati invece i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma che, con un notevole colpo di scena, hanno arrestato l’ultimo proprietario della società crociata di questa stagione su ordine della Procura capitolina. Come recita il comunicato della Guardia di Finanza tra i reati contestati ci sono il peculato e il nuovo delitto di autoriciclaggio, con l'aggravante del metodo mafioso.

6 FEBBRAIO - Era stato il giorno dopo la notizia dell’improvvisa cessione del Parma da parte di Rezart Taçi a soggetti non ancora precisati, che era comparso per la prima volta il nome di Giampietro Manenti e quello della sua società Mapi Group.

7 FEBBRAIO - “Non posso confermare, ma non smentisco, vedremo fra qualche giorno”: queste invece le prime parole di Manenti rilasciate alla Repubblica. La vaghezza dell’imprenditore lombardo, o sedicente tale, sarebbe diventata una costante di lì a breve. Lo stesso giorno intanto, come si saprà poi, Manenti insieme a Fiorenzo Alborghetti avevano promesso alla squadra che gli stipendi sarebbero stati pagati entro la settimanta successiva.

9 FEBBRAIO - Un comunicato ufficiale del club ufficializza la presidenza di Giampietro Manenti: “A seguito delle assemblee dei soci di Parma Fc ed Eventi Sportivi Spa tenutesi oggi presso il centro direzionale di Collecchio, Parma Fc comunica che il club è stato acquisito da Giampietro Manenti…”. Nel frattempo Alborghetti dichiarava: “ Per quanto riguarda Manenti posso dire che lui, attraverso la sua attività, ha avuto e ha a che fare sia con Gazprom che Lukoil oltre che con altri colossi nel settore dell’energia nell’Est europeo…”

11 FEBBRAIO - Conferenza stampa di Manenti e Alborghetti. Tra le altre cose il nuovo presidente del Parma dichiara: “Ora a parlare saranno i fatti. I bonifici? Questo pomeriggio o al più tardi domani mattina partiranno le prime tranche. La squadra può stare tranquilla. Il piano industriale? E' quinquennale. Innanzitutto ci sarà una ristrutturazione aziendale, e poi, lavorando dal punto di vista tecnico-finanziario, oltre a portare la rosa ad un certo livello, svilupperemo una serie di obiettivi. Coinvolgeremo imprenditori non solo italiani…”

16 FEBBRAIO - Scade la data per saldare le pendenze ed evitare ulteriori penalizzazioni. Nonostante le promesse, non arriva nessun bonifico con Manenti che prima dice che “l’ora limite è mezzanotte per i tesserati FIGC, e comunque non saranno pagati solo i tesserati, ma anche la parte che gestisce e che sta dietro questo sistema, ossia i dipendenti”, e a fine giornata invece: “Abbiamo adempiuto, domani dovrebbero arrivare i bonifici, speriamo di farcela”.

17 FEBBRAIO - Manenti si reca in Slovenia, dove ha sede la Mapi Group, per accelerare i bonifici, che però non arriveranno mai. In serata arriva anche la notizia che la Procura di Parma ha chiesto per il 19 marzo l’udienza di fallimento per il Parma F.C..

18 FEBBRAIO - Manenti: “Stiamo facendo la due diligence. Entro il 19 marzo contiamo di sistemare tutto”.

19 FEBBRAIO - Manenti: “Ancora tre, quattro giorni. Fallimento? Non capisco su quali basi”.

20 FEBBRAIO - La società crociata comunica che l’assemblea dei soci prevista è stata rimandata a data da destinarsi.

23 FEBBRAIO - Dopo il rinvio della partita con l’Udinese, Manenti dichiara: “Non lascio il Parma, né porto i libri in tribunale. Domenica si poteva giocare”, ma il Prefetto di Parma smentisce che il club gli abbia mai presentato un piano operativo di impiego degli steward presso lo stadio Tardini come invece detto da Manenti.

25 FEBBRAIO - Dopo aver rimandato per due volte l’incontro con il sindaco Pizzarotti, intanto Manenti dice di aver completato la due diligence della società e di essere fiducioso.

27 FEBBRAIO - Nel giorno dell’incontro in Municipio succede di tutto, Manenti arriva e se ne va a piedi circondato da giornalisti e contestatori, mentre il sindaco di Parma Pizzarotti al termine del colloquio dichiara: “Non è un interlocutore credibile, esprimo solidarietà ai giocatori del Parma. Se il presidente del Parma è questo, allora chiuderemo lo stadio”.

28 FEBBRAIO - Non bastasse, il giorno dopo al surreale incontro in Municipio arriva la notizia che l’auto di Manenti, una Citroen C3, è gravata da fermo amministrativo per multe non pagate.

1 MARZO - Alcune dichiarazioni sembrano svelare le vere intenzioni di Manenti: “Se penso di vendere il Parma? Sì. A chi? A una struttura molto importante.”

6 MARZO - Nel giorno dell’assemblea di Lega che decide di destinare 5 milioni di euro per aiutare il Parma a terminare il campionato, Manenti non si presenta perché trattenuto a Collecchio dalla perquisizione della Guardia di Finanza nella sede della società. Pizzarotti dichiara che anche “se Manenti portasse i soldi chiederei alla Procura di indagare”.

8 MARZO - Mentre il Parma torna a giocare e ferma sullo 0-0 l’Atalanta, e Manenti assiste alla partita banchettando nel box presidenziale e andandosene prima del finale, l’incasso del Tardini viene pignorato.

9 MARZO - Primo incontro a Milano tra Manenti e l’affarista con precedenti per manipolazione del mercato Alessandro Proto.

11 MARZO - Arriva la notizia che Manenti ha rifiutato l’offerta di 500mila euro presentata dalla Proto Enterprises Ltd London, società in mano ad Alessandro Proto. Intanto lo stesso Manenti dichiara: ”Domani presenteremo in Tribunale i conti del Parma ed un piano di rientro”.

12 MARZO - In tribunale nessuna traccia di Manenti, arriva soltanto il direttore finanziario del Parma F.C. Marco Preti, che deposita, come da richiesta, gli ultimi tre bilanci della società crociata, oltre alla situazione economico patrimoniale al 17 febbraio 2015. Si attende invano un comunicato ufficiale dal club.

13 MARZO - Mentre arrivano altri due punti di penalizzazione per le scadenza non rispettate a novembre, l’assemblea dei soci per la nomina del CdA svoltasi tra Manenti e Roberto Giuli si conclude con un nulla di fatto, con quest’ultimo che dichiara: “Manenti vuole aspettare il 19 marzo, spera che il Tribunale non dichiari il fallimento. Noi abbiamo votato contro, la ricapitalizzazione andava fatta oggi stesso. C'è una perdita di 56 milioni, 7 in più rispetto a dicembre: la situazione è grave, c'è mancanza di liquidità. Il socio di maggioranza deve subito immettere la sua quota, ovvero circa 46-47 milioni, altrimenti il destino è il fallimento”.

16 MARZO - Nuovo incontro di Manenti con Proto, che però alla fine del colloquio dice che la richiesta di 5 milioni fatta dal presidente del Parma è assurda e che la trattativa si conclude lì.

17 MARZO - Manenti smentisce di aver mai preteso 5 milioni da Proto: “Il Parma non è in vendita”.

18 MARZO - All’indomani delle voci che volevano un Manenti fiducioso di ottenere dal tribunale una proroga di 60 giorni, arriva in mattinata la notizia del suo arresto da parte dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, insieme a quello di altre 21 persone per reati di varia natura aggravati inoltre dal metodo mafioso. Se fosse un film non sarebbe stato male, purtroppo invece è l’ultimo capitolo di una situazione tra il grottesco e l’incredibile.