Buffon: "Per il Parma ho sempre messo l'anima in campo, mi sentivo parte della città"

09.06.2024 21:46 di  Tommaso Rocca   vedi letture
Buffon: "Per il Parma ho sempre messo l'anima in campo, mi sentivo parte della città"
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Gianluigi Buffon ha concesso una lunga intervista ai microfoni di 12 TvParma, durante una puntata dello speciale 100 anni di Stadio Tardini. Tanti i ricordi e i retroscena che l'ex portiere crociato ha voluto condividere. A partire dai suoi primi ricordi dello stadio: “Il primo ricordo del Tardini è dell’estate del ’91, quando son venuto a firmare il primo contratto per i Giovanissimi Provinciali, all’epoca giocavamo nei campi di Via Zarotto. Arrivammo prima, con i miei genitori parcheggiammo allo stadio e son venuto dentro. Ricordo che passeggiavo qui. Lo stadio per me è come un tempio sacro. Anche quando è vuoto ti sembra di sentire quelle voci e quelle energie che poi la domenica si propagano in questo teatro. Mi ricordo proprio del primo giorno, guardavo la porta e il campo e mi chiedevo se un domani sarei riuscito a fare anche solo due minuti in questo stadio. Quello era il mio sogno nel mio primo giorno a Parma. Poi di minuti ne ho fatti, di soddisfazioni ce ne siamo tolte diverse. Al di là dello stadio e dell’aspetto sportivo, la cosa bella di Parma e del rapporto con la città è la cosa ancestrale che si è creata, questo legame di pancia con la gente di Parma. E’ la cosa più bella che mi porto dentro”.

Altri momenti indimenticabili di un passato glorioso: "Il Tardini è stato un teatro speciale della mia vita e della mia carriera, nella quale ci son state tappe incredibili. La prima partita nella quale mi sono davvero emozionato perché percepivo un’energia particolare è stata Parma-CSKA Sofia, la prima partita europea, poi uscimmo in modo sciagurato. Erano anni bellissimi, la partita era un evento. Già a 500 metri dallo stadio percepivi dalla gente e tra le strade un’energia contagiosa. Ricordo anche una partita delle 18 contro l’Ajax, vincemmo 2-0 ribaltando l’1-0 dell’andata. Io ero giovane e non giocavo ma si percepiva un’energia incredibile. Pensando da dove il Parma era partito con Ceresini in Serie C e vedendo dove è arrivato in pochi anni, è un percorso che nessuno ha fatto. Come tutte le cose la gente poi si abitua, inevitabilmente quella bellezza e quel sano fervore quando ero ragazzo nei primi due anni in cui ho giocato, poi si è affievolita un po'. Uno si abitua e dà per scontato le cose e quindi quando poi non vincevamo lo scudetto ed era un fallimento. Questo è un peccato, stai vivendo qualcosa di speciale e andrebbe vissuto nella sua pienezza a fondo".

Il rapporto con la città: “Parmigiano d’adozione? Non sono io a dovermi dare delle patenti, però penso che, non so per quale ragione, quando entravo in campo la gente percepiva che nella partita, oltre a fare il mio dovere, mettevo un qualcosa di diverso, che era l’anima. Quest’anima ce la mettevo perché mi sentivo parte integrante di questa città. Per me era veramente emozionante poter giocare per il Parma e poter far felice questa gente, dando sogni e speranze, nonostante non fossimo una città metropolitana. Ce la giocavamo contro le più grandi, per certi aspetti come Davide contro Golia".

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