Di Vaio sull’avventura al Parma: “Lì ho capito cosa significava vivere di professionismo”

28.11.2024 17:29 di  Redazione ParmaLive.com   vedi letture
Fonte: A cura di Pier Luigi Chiari
Di Vaio sull’avventura al Parma: “Lì ho capito cosa significava vivere di professionismo”
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Marco Di Vaio, in forze al Parma dal 1999 al 2002, è intervenuto ai microfoni di Radio Serie A, raccontando i momenti e le tappe principali che l’hanno portato ad essere il 31esimo giocatore più prolifico della massima serie con ben 142 gol. Tra i tanti ricordi non poteva mancare un approfondimento sugli anni di Parma, fondamentali nella crescita dell’attaccante sia come calciatore che uomo; ecco di seguito le sue parole: “Il gruppo era molto competitivo e la società era ben organizzata. La squadra aveva 4 campioni del mondo al suo interno, capite bene il peso dei singoli che formavano quel gruppo. Il primo anno è stato di enorme formazione giocando tutti i giorni in allenamento con loro. Quotidianamente mi rendevo conto del gap che c'era tra me e loro e aumentava la voglia di migliorare sempre di più; rispetto alle esperienze precedenti lì ho capito cosa significava vivere di professionismo. Dopo Malesani si sono susseguiti Sacchi e Ulivieri. L'istinto del gol è qualcosa di innato, bisogna adattarsi a quello che l'allenatore chiede, ma l'incontro tra le parti è fondamentale e automatico: quando un allenatore vede un giovane con tanta fame di fare gol, gli dà spazio". 

L'addio per la Juventus. 
"Io pensavo di aver vissuto e assaporato il massimo del professionismo a Parma, ma arrivando alla Juventus mi sono ricreduto. Quello che io ho vissuto in quegli anni lo sto rivedendo ora nei giovani: i ragazzi oggi vivono di calcio a 360°, noi a Torino vivevamo già così, una squadra già proiettata nel futuro. La preparazione degli allenamenti e delle partite era vissuta al massimo, in quella squadra sapevi che ogni squadra che andavi ad affrontare aveva l'obiettivo di vincere. La forza di quel gruppo stava nel fatto che questi ragazzi erano pronti a questo e vivevano tutto in modo molto naturale. Per me è stato come un rimettermi in discussione cambiando mentalità. Il mio riferimento lì è stato Del Piero: mi ispiravo ai giocatori forti e con una storia alle spalle che vivevano in campo il mio stesso ruolo; mi sentivo capito da loro. La prima volta che lo incontrai gli feci i complimenti perché per me c'era la Juventus e poi c'era Del Piero: lui incarnava l'essenza della squadra"