Zagaritis a PL: "Il giorno della promozione il più bello della mia vita. L'addio? Sinceramente non ho capito"

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01.07.2024 11:34 di  Simone Lorini   vedi letture
Zagaritis a PL: "Il giorno della promozione il più bello della mia vita. L'addio? Sinceramente non ho capito"
© foto di Benaglia/ParmaLive.com

È finita ieri, con la scadenza del suo contratto con il Parma, l'avventura con la maglia crociata di Vasilis Zagaritis. Il terzino greco ha disputato 30 presenze con divisa gialloblù e dopo la dolorosissima retrocessione in Serie B del 2021 ha saputo rimboccarsi le maniche e vivere tre anni in cadetteria fino al ritorno in Serie A della squadra, che non vivrà però da protagonista. La fine del suo legame col club ducale lo lascia pieno di rimpianti ma ad attenderlo c'è l'avventura con l'Almere City, in Eredivisie. Queste le sue sensazioni sulla sua esperienza nel Ducato, raccontata in esclusiva ai microfoni di ParmaLive.com

E' terminata da poco una stagione di grande soddisfazioni, cosa ti ha lasciato?
"E' stato un anno speciale con la maglia del Parma, gli obiettivi erano quelli di essere promossi e poi vincere il campionato: li abbiamo centrati tutti, questi direi che per me è un anno perfetto. Ho giocato poco è vero, ma di questo ne parliamo dopo". 

E' terminata anche la tua avventura in Italia, come la giudichi?
"La potrei definire 'strana'. Sono arrivato a Parma con un progetto ben chiaro, volevo giocare, ma è arrivato anche un momento in cui il Parma andava male ed era difficile essere ottimisti. All'inizio, se devo essere sincero, volevo andare via: ma ho parlato coi miei genitori e il mio agente, mi hanno detto tutti di essere più deciso, di provare ancora. La situazione è migliorata, anche se nell'ultima stagione non ho mai capito perché dopo queste sette partite sono stato messo fuori. Se devo essere sincero nessuno mi ha spiegato nulla: forse la società ha chiesto questo? Non lo so, però non penso sia una scelta solo dell'allenatore. Provo tante emozioni diverse ora che il mio cammino qui è finito". 

Ci racconti le tue emozioni per la serata della promozione? 
"Ero troppo felice. Alla fine quando fai parte di una squadra non ti interessa giocare o meno, ero troppo felice di essere con i tifosi e con i miei compagni. I tifosi erano come in Grecia, tifano tutti e forte. Mi è piaciuto tanto". 

Hai avuto modo di capire i motivi della mancata conferma, ti sei confrontato con la dirigenza? 
"Non ho chiesto, non so se la società non mi voleva o se il mister. Io non lo so. L'unica cosa che mi chiedo è perché dopo l'ottima pre-stagione e le prime sette partite mi ha lasciato fuori per cinque mesi. Io non ho mai fatto un allenamento senza dare il massimo, ho sempre dato tutto. Dopo cinque mesi mi hanno fatto giocare, ho fatto bene e mi hanno fatto fuori di nuovo. Cosa posso farci?". 

Il Parma ha avuto una crescita esponenziale, ma cosa è cambiato tra Maresca e Pecchia? Lo riesci a spiegare?
"Ne avrei voluto parlare tante volte. D'Aversa non mi ha mai visto, venivo da 13 partite al Panathinaikos e pensavo di poter giocare, ma mi hanno fatto sentire come se fossi uno della Primavera, Maresca invece mi ha detto che nella sua formazione non c'era spazio per i terzini e allora ok, era colpa della formazione. Poi Iachini ha preso i suoi giocatori ed era un periodo in cui eravamo 4 terzini sinistri, con anche Man che giocava quinto. Poi Pecchia mi ha dato fiducia e mi sentivo bene, mi ha fatto giocare e poi non so cosa sia successo per essere tagliato fuori, ma questo andrà chiesto a lui". 

Cosa hai pensato quando hai letto 'Enzo Maresca nuovo allenatore del Chelsea'?
"Mmm... 'Complimenti!' (ride, ndr)". 

C'è qualche compagno con cui hai stretto un rapporto particolare?
"Bernabè, Begic, Circati, ma anche Bonny e Sohm. Eravamo sempre insieme e da tanti anni".

Che crescita possiamo aspettarci da Bernabè?
"Per me neanche lui sa quanto è forte. Ha un sinistro meraviglioso, gioca con la testa più che di gambe, può migliorare ancora, anche fisicamente o tatticamente. Bernabé e Man erano i due giocatori dai quali anche noi ci aspettavamo qualcosa in campo per risolvere le partite, senza di loro penso che avremmo avuto tanti problemi in più l'anno scorso. Chi mi ricorda? Direi David Silva".

E su Begic invece cosa mi dici?
"Il primo giorno che l'ho visto ho chiesto perché prendessero giovani da Primavera per andare in Serie A. Poi ci siamo conosciuti, l'ho visto giocare e ho capito. Era evidente fosse l'unico, oltre Man, a poter andare nell'uno contro uno. Pensavo potesse fare molto bene, poi è rimasto fuori come me, non ho capito. Ci tengo però a dire che Parma è la mia seconda casa, sono arrivato da ragazzino".

Hai scelto l'Olanda, c'era stata qualche possibilità di rimanere anche in Italia?
"Si, prima dell'estate. Ma volevo giocare in una massima divisione. Ho fatto tanti anni di Serie B e non volevo restarci. C'è stata un'opportunità e l'ho presa subito". 

Che rapporto hai avuto con la città? Il tuo angolo preferito?
"Il Parco Ducale, ci sono stato tante serate con la mia ragazza. E' perfetto". 

Cos'ha portato Pecchia per fare crescere così tanto la squadra?
"Lasciando perdere la mia esperienza personale, Pecchia è un allenatore fortissimo, può parlare con i giocatori, stargli vicino, poi è normale abbia delle preferenze. Per me è stato il miglior allenatore avuto fino ad ora, anche se non ho giocato tanto. Ha dato alla squadra la forza di vincere, la fiducia, anche se eravamo sotto, con lui abbiamo recuperato tante partite. E' stato troppo importante". 

Riesci a indicarmi il tuo momento più bello in questi tre anni a Parma? Quello che ricordi con più piacere.
"La prima partita in Serie A, era un sogno per me: considero il campionato italiano uno dei più importanti del mondo. Poi la promozione, è stato il primo campionato vinto della mia carriera ed insieme ai miei amici". 

Hai giocato poco ma i tifosi ti hanno preso in simpatia, ne sei felice?
"Si, questo mi ha dato la forza di continuare. Tutti i tifosi vogliono vedere uno che dà il massimo, che non si arrabbia se entra 5 minuti ma che dà tutto per la squadra". 

Il Parma è in Serie A, tu hai concluso la tua avventura: sbilanciati, in che reparto servirebbe aggiungere una pedina sul mercato?
"Penso che la squadra vada allungata. Servono tante opzioni, ma se non parte nessuno non vedo dove intervenire. Per me siamo pieni come rosa, anche a centrocampo e davanti". 

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