Zagaritis racconta la sua avventura a Parma: dalla gioia per la promozione alle incomprensioni con gli allenatori
Durante un lungo racconto ad Athletes Stories, l'ex crociato Vasileios Zagaritis ha ripercorso in suoi anni in Emilia, a partire dal suo arrivo a Parma: "Ero solo un bambino del villaggio di Caparelli e mi sono ritrovato a Parma a 19 anni. Erano passati quattro o cinque giorni da inizio gennaio, alcune squadre erano interessate a me, ma la maggior parte diceva: "visto che tra sei mesi sarai libero, allora aspetteremo per prenderti a zero". Non volevo però restare così a lungo inattivo, quindi ho deciso di lasciare la Grecia e accettare la proposta del Parma. È stato tutto un po' veloce, un po' frettoloso. Non me lo aspettavo, da un giorno all'altro ho fatto le valigie e sono partito, senza sedermi a pensarci, in due giorni sono partito. Molte emozioni, impazienza, attesa, ansia, le ho vissute tutte insieme. Perché da una parte avevo il sogno di andare in Serie A, dall'altra mi dicevo "Come andrà? Qui non ho giocato, giocherò dove vado?' .
Sull'impatto con il Parma: "Sapevo che sarei finito in un club enorme, l'organizzazione era incredibile, quindi mi aspettavo la grande differenza nelle strutture, nel programma di lavoro. Non mi aspettavo invece che l'allenamento fosse così pesante, così tattico, al mio arrivo abbiamo fatto una seduta tattica di tre ore, non ci siamo mossi, abbiamo solo ascoltato.
I primi mesi sono stati molto duri, soprattutto perché la squadra stava attraversando un periodo di crisi, non vinceva ed era in fondo alla classifica, quindi per me è stato ancora più difficile adattarmi. Gli allenatori non mi hanno accolto calorosamente, D'Aversa non parlava inglese, e io invece non sapevo l'italiano, c'era un gap. Finché non ho imparato la lingua, cioè due mesi dopo, non abbiamo scambiato una parola! Insieme alle sconfitte subite dalla squadra, le cose stavano peggiorando. Sono stato anche trattato un po' come un giovane del settore giovanile piuttosto che come un giocatore pronto. Tuttavia, tutte le altre persone del gruppo mi hanno dato una mano per adattarmi, mi hanno aiutato, mi hanno provato a far sentire a casa".
Sulla figura di Buffon: "Durante la mia permanenza a Parma ho avuto la possibilità di condividere lo spogliatoio con Buffon. È un uomo incredibile, è difficile potersi immaginare una persona così semplice. Tutti pensano che a causa dei soldi che ha guadagnato, della carriera che ha avuto, di quanto sia grande il suo nome, possa sembrare essere irraggiungibile. Nessuno può quindi immaginare il suo modo di fare, il suo modo di vivere l'allenamento ogni giorno, cosa diceva, quanto fosse rilassato. Essendo anche il più esperto, era come un padre per tutti nello spogliatoio, soprattutto per i ragazzi come me che avevano 21-22 anni. Inoltre, a 42 anni, non era un mostro in allenamento, ma era venuto per aiutare la squadra a rialzarsi, in partita lottava e faceva tutto alla perfezione, parava rigori, lottava per la maglia. Ad un certo punto della preparazione noi due avevamo avuto una conversazione, l'Olympiacos gli aveva fatto un'offerta e parlavamo della Grecia. Mi ha detto che voleva venire nel nostro Paese, gli piacevano i tifosi e l'ambiente, ma poi gli è arrivata l'offerta del Parma e non ha potuto dire "no", perché era il club della sua infanzia".
Sui momenti che ricorda con maggiore gioia: "Del Parma ho bei momenti da ricordare, come il mio esordio, anche se perdemmo contro il Sassuolo . A fine partita arrivò Gervinio e mi disse che avevo giocato molto bene. Quando ricevi complimenti da un giocatore così grande, significa che probabilmente hai fatto qualcosa di giusto. E nella partita successiva, con la Sampdoria, ricevetti i complimenti di Bruno Alves. In generale ho avuto buone esperienze, ci sono state partite che ho giocato molto bene, ma l'apice di questi tre anni è arrivato con la vittoria del campionato di Serie B, il mio primo campionato da professionista".
Ma anche un pò di amarezza: "Gli inizi dell'avventura a Parma sono stati difficili, nel primo anno ho giocato due partite in Serie A, tutto l'ambiente era sbagliato, la squadra aveva problemi. Poi mi sono preso il covid, son stato assente durante la preparazione, sono arrivati altri giocatori e io ho perso il posto. L'anno dopo abbiamo cambiato nuovamente allenatore, un periodo molto difficile, ma poi, poiché mi è stata data l'opportunità e in generale ho fatto ottime prestazioni, ho acquisito la fiducia in me stesso di cui ogni calciatore ha bisogno. Ad inizio 2023 avevo giocato tutte e sette le partite del campionato, ero stato più volte tra i migliori undici della settimana. Però con l'arrivo di un altro giocatore al mio posto è stato come se fossi stato cancellato dal Parma. Si trattava di Di Chiara, anche lui proveniente dalla Serie B. Non appena è arrivato sono rimasto fuori e mi sono interrogato spesso sul motivo per cui ciò è accaduto. Non ho mai avuto risposta, non ho approfondito la questione, ma l'amarezza è rimasta".