PL - Di Michele: "Buon Parma, Man mi ha impressionato. Manca un metronomo"
David Di Michele, ex attaccante di Reggina ed Udinese, tra le altre, ha curato il commento tecnico in occasione di Parma-Bari per Helbiz LIVE ed ai microfoni di ParmaLive.com ha espresso il proprio giudizio sull'inizio di campionato della formazione allenata da Pecchia.
Che Parma ha visto contro il Bari?
"Le prime sfide di campionato ti dicono tanto, ma allo stesso tempo sono anche un po' falsate per via della preparazione, ma si è già visto un buon Parma. Di fronte c'era una squadra importante come il Bari, reduce dal soddisfacente 4-1 a Verona e desideroso di visibilità, venendo dalla C. La formazione ducale è una grande squadra con buoni giocatori, come Man, Mihaila e Vazquez. Loro sono giocatori importantissimi, nulla togliendo a tutti gli altri. Per me loro tre hanno fatto la differenza venerdì sera. Penso sia stato un pareggio sofferto ma allo stesso tempo abbiamo assistito a una bellissima partita perché entrambe le squadre volevano far bene".
Qual è l'aspetto su cui bisognerebbe lavorare maggiormente?
"Il Parma non si può limitare soltanto a Man, Mihaila e Vazquez. Dovrebbe avere la forza e la capacità di spingere un po' di più con i centrocampisti. Secondo me è venuto un po' a mancare Bernabé che è uno dei centrocampisti con più qualità. Purtroppo venerdì sera lo si è visto solo in un'occasione: quando ha fatto un buon tiro a giro. Penso sia un giocatore che possa fare molto di più. Secondo me la squadra deve accompagnare molto di più i tre giocatori davanti".
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Pensa che la squadra possa trovare il giusto equilibrio anche schierando contemporaneamente cinque giocatori offensivi come Bernabè, Man, Vazquez, Mihaila e Inglese?
"Tutti e cinque i giocatori per me è dura. Sicuramente bisogna sacrificarsi tanto, specialmente i due esterni, se si vuole fare un 4-2-3-1. Nel calcio tutto è possibile, occorre avere la disponibilità dei giocatori. Se si ha la disponibilità dei giocatoti, la qualità scende tutta in campo; questa poi la si deve mettere a disposizione della squadra".
C'è un giocatore crociato che conosceva poco e che l'ha colpita particolarmente nella gara di venerdì?
"Conoscevo un po' tutti. Il giocatore che mi ha impressionato di più è Man. Lui lo scorso anno ha fatto delle buonissime partite ma è stato molto discontinuo. Quest'anno è partito subito forte. Penso che se Pecchia riuscirà a farlo mantenere su quei livelli, lui potrà diventare un giocatore importante per il Parma".
Cosa serve ancora al Parma dal mercato?
"Dire cosa serve non è bello né facile. Io non ho seguito sempre il Parma, ma ho visto la partita di venerdì sera. Quindi non è semplice esprimere opinioni a riguardo. Penso che l'allenatore sappia benissimo cosa manca. Personalmente penso che un giocatore a centrocampo, come il play, che sappia impostare, che sappia fare molte cose e abbia grandissima personalità, possa ritornare utile a Pecchia. Penso questo. Dietro ho notato che c'è giovinezza ed esperienza allo stesso tempo. Avanti ho riscontrato la medesima situazione. Penso, dunque, che a centrocampo manchi un metronomo per impostare e dare i ritmi di gioco".
In passato Lei è stato vicinissimo al Parma. Può gentilmente raccontarci qualche aneddoto e il motivo per cui la trattativa saltò?
"Risaliamo al lontano 2007. Io era a Palermo e il mio procuratore aveva già impostato una trattativa col Parma: prevedeva un contratto di quattro anni. All'ultimo momento si è inserito il Torino, poi per tanti fattori la scelta è ricaduta sulla squadra granata. Purtroppo la scelta di Torino non si è rivelata idilliaca perché sono accaduti eventi non felici. Se dovessi tornare indietro, magari ci ripenserei. Questo fa parte del lavoro e del calcio. Non è stata una mancanza di rispetto verso il Parma, società che si era comportata bene nei miei riguardi. E' stata una mia decisione: mi sono fidato delle mie sensazioni. L'ultima scelta è stata la mia ma non è voluto essere un rifiuto totale, in quel momento anche il Parma era una società importante. E' stata una scelta di sensazione che mi ha fatto scegliere Torino".
Chiudiamo con un pronostico sulla lotta promozione: chi salirà in A?
"Quest'anno è dura. La B è veramente una Serie A in piccolo. Ci sono tante squadre blasonate che possono vincere. Al contempo, come ci insegna la cadetteria, possono esserci delle sorprese: la B è un campionato lungo e difficile. E' un campionato imprevedibile, non ci sono certezze, ma questo è un aspetto che rende bello il campionato cadetto. Quando ci sono le sfide con squadre, che tutti inseriamo in prima fascia, le altre si gasano e poi non è facile mantenere la continuità. In B è importante avere la continuità. Secondo me ci sono tante squadre che possono raggiungere l'obiettivo della promozione: Parma, Genoa, Cagliari, Como, Venezia anche se ancora in rodaggio, Bari, Reggina che sta facendo grandi cose, Pisa e altre. Per me ci sono almeno dieci squadre che lottano per la promozione. Quest'anno sarà una bella B avvincente. Speriamo vinca il migliore".
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