PL - G. Rossi: "Potevo andare alla Juve e al Barça. Prandelli? Non ci siamo più sentiti"
E arriviamo alla terza ed ultima parte dell'intervista concessaci ieri sera da Giuseppe Rossi. Nella parte finale della nostra chiacchierata riviviamo gli anni straordinari al Villarreal, dove si meritò l'attenzione di grandi club come il Barcellona e la Juventus di Conte. Poi i tanti crack, gli infortuni che ne hanno minato la crescita ma visti non come rimpianti. La Nazionale, dalla fascia di capitano contro la Romania alla delusione della mancata convocazione per il mondiale brasiliano, con seguente scontro con l'allora CT Cesare Prandelli. Il Parma di oggi, il nuovo Giuseppe Rossi, l'apertura all'Italia: di seguito il video della terza parte della nostra chiacchierata con Giuseppe Rossi, che potete riprendere integralmente sulla nostra pagina Instagram @parmalive:
Torniamo in Spagna, al Villarreal eri un ira di Dio tant’è che il Barcellona ti voleva:
“Non solo, c’è stato il Barcellona, la Juventus, tanti club importanti dopo quell’anno con 30 e più gol. Col Barcellona avevo già il contratto fatto ma purtroppo non si sono trovati d’accordo con le squadre per il fisso, davano più bonus e il Villarreal voleva più fisso. Non si sono trovati d’accordo e il Barça è andato su Alexis Sanchez. C’è stata la Juve di Conte, per me sarebbe stato davvero bello, ma avevano venduto Cazorla e non volevano vendere un altro giocatore importante e non sono potuto andare. Altre storie ma queste sono le più importanti”.
Entriamo in un argomento un po’ spinoso: la sfortuna si è accanita contro di te, a tanti anni di distanza come li rivivi quegli infortuni? Rimpianto o dispiacere?
“Rimpianto assolutamente no, io non potevo farci niente. Sono arrivati. Il rimpianto era se non fossi tornato a giocare, ad essere quello che ero. E’ stata sempre la mia mentalità. Sono sempre tornato più forte, con tanta voglia di dimostrare anche se non devo dimostrare nulla, se non a me stesso. Mi è stato tolto tanto e sto cercando di raccogliere il più possibile adesso. Senza gli infortuni la storia sarebbe stata diversa, purtroppo però è così. Ci penso poco, perché pensarci? Non c’è nessun motivo per pensare a quello che poteva essere, mi viene solo rabbia e resto sul presente. Quando parlo di calcio parlo di quello che sto facendo adesso, di quanto sono felice a giocare e provo a fare il mio meglio”.
Tu sei ancora abbastanza giovane, le porte all’Italia le hai chiuse?
“Mai! Purtroppo non potevo tornare quest’estate, ho trovato questa squadra in MLS. Si gioca, speriamo presto, darò il mio meglio e torno a giocare come Pepito”.
A proposito di Pepito, nasce negli anni di Villarreal no?
“Da Bearzot. Mi aveva paragonato a Paolo Rossi che era Pablito e in un’intervista mi ha chiamato Pepito. E da lì è nato Pepito”.
Bearzot ci lancia il gancio della Nazionale. Tu hai la tua storia legata a Prandelli, che ti dà la fascia da capitano e poi forse ti dà anche la delusione più grande:
“Sì, situazione difficile, mi sono infortunato a gennaio, ho fatto di tutto per tornare, due gol nelle ultime tre partite. Abbiamo fatto certi discorsi che pensavo potessero finire diversamente, purtroppo non è stato così ed è tutta storia”.
Questo è un rimpianto?
“No perché io ho fatto di tutto. Abbiamo fatto i test, ci siamo allenati bene in gruppo, ho fatto di tutto. Nel calcio non ho rimpianti perché ogni volta che gioco dò il massimo, ho sempre cercato di fare il bravo. Tutto quello che mi è stato tolto non potevo controllarlo, tra infortuni e alcune scelte. Quando il tuo destino è in mano di altri è dura, non sai mai cosa succederà. La cosa più giusta da fare è essere contento e soddisfatto di ciò che fai, poi se decidono gli altri che ci puoi fare?”
Poi con Prandelli ci hai chiarito?
“No, non c’è mai stata l’occasione dove eravamo insieme”.
Questa Serie A la stai seguendo? E il Parma?
“Sì, un po’. Ha fatto un grande inizio di campionato, sembra passato tanto tempo. E’ nella zona giusta di classifica, l’obiettivo è la salvezza però sarebbe bello rivederlo a certi livelli, spettacolo”.
Ti chiedono di Balotelli, che tipo è? Tu ci hai giocato in Nazionale:
“Abbiamo fatto un anno o due insieme, è un ragazzo simpatico, scherzoso. Per uno come me lui, che attrae tanta attenzione, serve a crearmi spazi. Per le mie caratteristiche è bello giocare con qualcuno così”.
La partita più bella della carriera?
“Ci sono tante partite belle, tanti ricordi, non saprei scegliere”.
C’è un Giuseppe Rossi in Italia?
“Non so, un mancino che gioca attaccante che fa pochi gol di testa. Di italiano non so, vedo Dybala simile a me, parte dalle zone centrali, si muove bene, è molto intelligente, mi piace tanto”.
Genova piazza calda, cos’è successo? Non hanno creduto in te?
“La verità è che non lo so. Abbiamo fatto un discorso strano con l’allenatore, mi ha dato una risposta da ridere quasi quando gli ho chiesto perché non giocassi. Tutto non si può dire ma mi sono detto ‘Giuseppe, gioca, divertiti, qui magari hanno paura di mettere un giocatore buono in campo’. Il discorso è stato quello più o meno, è finita così e ho tanto rispetto per la piazza e i tifosi, non tanto da quella parte tecnica. Genova è stupenda, ci siamo innamorati di Camogli. Stupendo”.
Grazie mille Giuseppe, davvero.
“Grazie a te e sempre forza Parma!”
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