Melli: "Nel percorso verso Wembley eravamo consapevoli di essere un gruppo fortissimo"

21.12.2024 21:49 di  Bartolomeo Bassi   vedi letture
Melli: "Nel percorso verso Wembley eravamo consapevoli di essere un gruppo fortissimo"
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© foto di Federico De Luca

Intervenuto al podcast di TuttoMercatoWeb Storie di Calcio, Alessandro Melli ha rivissuto e commentato il percorso della Coppa delle Coppe vinta a Wembley nella stagione 1992/93. Oltre alle partite, l’ex attaccante gialloblu ha parlato della sicurezza che si è creata con la vittoria della Coppa Italia e del percorso verso il trionfo finale in Europa.

La vittoria in Coppa Italia quanta consapevolezza vi ha dato per la stagione successiva, fino alla notte di Wembley?
“Stava nascendo una squadra che era sempre più convinta dei propri mezzi, i giocatori dalla Serie B che erano diventati protagonisti in Serie A, erano cresciuti e avevano raggiunto la nazionale. La società ha inserito qualche elemento nuovo nei punti dove si poteva migliorare, e l’ha fatto in maniera curata e sbagliando poco. Avevamo la consapevolezza di essere forti singolarmente ma più forti in gruppo. Ogni partita pensavamo di poterla vincere grazie allo spirito che avevamo".

Arrivavate dalla Serie B, che segnale ha dato la vittoria in Coppa Italia della stagione prima, pensavate di poter fare quel percorso?
“Quella vittoria è stato il primo tassello, la prima vetta di un percorso lontano. In ogni storia ci sono degli step. Ogni anno ne abbiamo fatto uno: Serie A nell’89/90, qualificazione alla Coppa UEFA 90/91, Coppa Italia 91/92, Coppa delle Coppe 92/93, ogni anno siamo saliti di grado a piccoli step. Quella vittoria ci ha dato la consapevolezza totale di essere una squadra importante. Non sono rimasto sorpreso, avevamo i mezzi per poter competere ovunque, magari non per vincere il campionato perché il Milan degli invincibili alla lunga era più difficile da sconfiggere, ma nelle competizioni europee o nella Coppa Italia potevamo emergere e avevamo i mezzi per farlo".

Ai sedicesimi battete l’Ujpest, poi agli ottavi il Boavista, poi Sparta Praga e Atletico Madrid prima della finale contro l’Anversa. Che percorso è stato?
“In una competizione spesso ci vuole fortuna, alla prima partita abbiamo giocato contro una squadra ungherese, eravamo nettamente più forti. All’andata abbiamo vinto 1-0 se non ricordo male, e al ritorno abbiamo pareggiato 1-1, giocando non benissimo tra andata e ritorno ma essendo abbastanza convinti di poter passare. Poi giocammo col Boavista in casa e pareggiammo 0-0, andammo in Portogallo e vincemmo 2-0. Facemmo una gran partita, li abbiamo messi sotto in maniera abbastanza imbarazzante dal primo minuto. Poi il terzo turno con lo Sparta Praga. L’andata giocammo in un campo impraticabile, ghiacciato, dove non si poteva giocare, e infatti finì 0-0. Oggi non giocherebbero in un campo del genere, all’epoca non c’erano regole a riguardo, fu un triste 0-0 e non ci furono occasioni, ma perché le aree erano ghiacciate. Al ritorno vincemmo nettamente 2-0 senza nessun dubbio. In semifinale troviamo forse la squadra più titolata, l’Atletico Madrid. Per certi versi fu la vera finale. Andammo a Madrid e andammo sotto nel primo tempo, nel secondo l’abbiamo ribaltata con due gol bellissimi. Tino fece due gol meravigliosi. Il ritorno paradossalmente lo giocammo con la paura. Avevamo molti ammoniti, col rischio di saltare la finale. Molti di noi giocarono con la paura di saltare la finale, e lì venne fuori la fortuna, rischiammo di essere eliminati e ci fu un episodio dubbio. Fortunatamente l’arbitro non diede rigore. Giocammo un po' col braccino, con dei giocatori che avevano paura di saltare la finale".