Melli: "Asprilla un 'videogame', Zola il più grande. D'Aversa è giudicato un passatista, ma..."
In una intervista concessa a Globalist.it, l'ex attaccante e team manager gialloblù Alessandro Melli ha ricordato con orgoglio il derby di trent'anni fa che permise al Parma di ottenere la prima storica promozione in A della sua storia: "Eravamo nel secondo tempo e conducevamo per 1-0; la Reggiana attaccava e noi tentavamo di fissare il risultato che ci consegnava la promozione in A. Poi, verso la fine, Marco Osio mi fece filtrare un pallone che in profondità poco dopo la metà campo. Avevo spazio libero e mi ci gettai a capofitto; cominciai a correre verso la porta con gli avversari sbilanciati. Io non guardai nessuno, perché volevo essere nel tabellino di quel match, non pensavo ad altro. Io, parmigiano, ragazzo della curva nord, cresciuto nella società che mi stava portando in A, volevo segnare e mi feci quasi metà campo da solo, verso la nostra curva. Fu il momento più felice della mia vita sportiva. Eravamo un gruppo molto compatto. Stavamo bene insieme, divertivamo a lavorare insieme. Eravamo amici, e lo siamo ancora, da ex calciatori, ci sentiamo spesso, ci vediamo. Il Parma di quegli anni, che si allenava in un parco cittadino, è stato messo insieme da un’alchimia unica, irripetibile, rara da trovare nel mondo del calcio professionistico. Asprilla? Era davvero spettacolare ma anche molto discontinuo. In certe giornate non lo fermava nessuno, dominava la partita da solo. In altre ti chiedevi dove fosse finito, se era ancora in campo. Sì, l’ho definito un videogame. In ogni caso il più grande dei miei compagni di squadra è stato Gianfranco Zola. Anche se non era in giornata sentivi che c’era, che dava una mano. Ma quando era in forma era un fenomeno. Lui e Tino, giocando insieme, erano una gioia per gli occhi dei calciofili".
Infine, Melli si è soffermato sul calcio attuale e sui cambiamenti avvenuti nel corso degli anni: "Si preferisce l’azione manovrata, e si è perso il gusto del contropiede, che è uno dei momenti più emozionanti di questo gioco. Così un allenatore preparato come D’Aversa, per restare al Parma, è giudicato un passatista, nonostante la sua squadra abbia un’identità e un modulo di gioco efficace, con il quale ha ottenuto risultati notevolissimi. Io preferisco ancora una partita con pochi gol ma con squadre che giochino ben in ogni reparto".