PL - Iachini: "Puntare sui giovani fu un azzardo, poteva costare caro. Ora il Parma può vincere il campionato"
In questa stagione il Parma sembra finalmente aver trovato un pò di continuità ed equilibrio, superando le tante difficoltà riscontrate nelle precedenti stagioni. Tra le motivazioni alle spalle di questo successo c'è senza dubbio la crescita dei tanti giovani presenti nella rosa crociata. Il percorso nasce qualche stagione fa, prima della gestione di mister Pecchia. Infatti, diversi dei talenti che ora stanno impressionando tutti, sono stati lanciati da mister Beppe Iachini. Il tecnico di Ascoli Piceno subentrò a stagione in corso, sostituendo Enzo Maresca. Quel Parma, tra tanti alti e bassi, concluse la stagione al dodicesimo posto, a quota 49 punti. Un'annata con tante difficoltà, a partire dai diversi infortuni. A raccontarcela è stato proprio Iachini, intervenuto ai nostri microfoni per questa intervista natalizia. Diversi i temi di cui abbiamo discusso, partendo dall'esperienza a Parma dell'ex tecnico crociato fino al racconto dei tanti talenti presenti in rosa, con uno sguardo al presente e al futuro, non solo del Parma, ma anche personale. Ecco le sue parole in esclusiva ai microfoni di ParmaLive.com:
Mister, ad un anno e mezzo di distanza dalla fine della sua avventura a Parma, qual è il bilancio di quei mesi?
“A livello umano ho un bellissimo rapporto con tutti, con la società, con la squadra e i membri dello staff, massaggiatori, magazzinieri, fisioterapisti. Sono stato anche accolto bene dalla gente. Dal punto di vista sportivo il bilancio è positivo, alla luce di una serie di fattori con cui abbiamo dovuto fare i conti. Son stati sei mesi durante i quali abbiamo dovuto affrontare tanti problemi e numerosi infortuni, con diversi giocatori che non sono mai riusciti a trovare continuità. Era una rosa con tanti giovani, serviva tempo per lavorare e le tante assenze non hanno aiutato. E’ stata però un’occasione per dare fiducia e concedere minutaggio a tanti ragazzi che ora sono cresciuti, penso ai vari Bernabé, Circati, Benedyczak e Turk, che merita riconoscimento per quello che fece. Anche Bonny pur avendo giocato un po' meno, lo stesso Balogh, che nonostante qualche infortunio si è sempre dimostrato un ragazzo affidabile e di talento. Spero di non dimenticare nessuno, tutti meritano una menzione. Sono giovani che oggi sono cresciuti e stanno dimostrando il proprio valore. Quindi c’è la grande soddisfazione di aver fatto esordire e giocare tanti giovani e di aver concluso l’annata in tranquillità. Non era scontato per le difficoltà riscontrate. Avevamo Buffon, Schiattarella e tanti altri ragazzi che purtroppo non hanno potuto quasi mai giocare. Un’annata che per le tante problematiche riscontrate poteva anche avere un epilogo peggiore. Invece siamo arrivati a 49 punti, una quota che l’anno scorso significava playoff, purtroppo quell’anno la media era un po' più alta e non son bastati. Ma guardando quello che è successo a Benevento, SPAL e Perugia l’anno scorso, anche l’anno prima al Crotone, alla luce di tutte le problematiche che ci son state direi che è stato fatto un bel percorso, abbiamo gettato le basi per il futuro".
Proprio sui tanti infortuni si è spesso discusso, cercando di trovare soluzioni a questo problema. Lei si è mai dato una spiegazione?
"E’ stata una stagione particolare, tanti ragazzi avevano già delle problematiche e non sono poi riusciti a giocare con continuità. Ma non è un problema particolare del Parma, il Milan in Serie A continua a perdere giocatori, anche la Lazio, la Roma, tante squadre che hanno problemi con le assenze. E’ una situazione che ci siamo trovati a dover affrontare. Quando un terzo portiere come Turk, che era un ragazzino e lo è tutt’ora, si trova a giocare ben 12 partite in stagione, vuol dire che non è una stagione normale, non succede spesso. Abbiamo dato spazio a tanti ragazzi giovani che poi hanno fatto bene. Queste situazioni possono portare a esiti peggiori, noi nonostante tutto ciò abbiamo dato un’organizzazione di squadra, valorizzando i nostri giovani e chiudendo a 49 punti. Quest’anno si evidenzia ancora di più la crescita di questi ragazzi, son passati due anni durante i quali mister Pecchia e lo staff hanno potuto lavorare in continuità. Eppure sono ancora tutti considerati giovani, immaginate qualche anno fa".
Quanto era importante la presenza di Buffon in uno spogliatoio così giovane?
"Gigi è stato sempre presente. Avrebbe avuto tanto voglia di essere in campo più spesso, ma ha potuto disputare poche partite a causa delle tante problematiche avute. Ci è dispiaciuto, ma Gigi era sempre d’aiuto nello spogliatoio. Ragazzo educato, professionista esemplare. Come lui anche tutti gli altri ragazzi, ci tenevano tantissimo, poi quando capitano certe stagioni tutto si complica".
A raccogliere la pesante eredità di Buffon è stato Delprato. Ritiene sia l'uomo giusto per indossare la fascia?
"Delprato è un professionista esemplare, sul campo ma anche a livello umano. E’ un ragazzo d’oro, oltre che essere un ottimo giocatore. Queste considerazioni le avevo già manifestate alla società nel momento in cui doveva riscattarlo. Mi chiesero un’opinione e io diedi ovviamente un giudizio positivo, così come per Benedyczak e Bonny, tutti ragazzi che ho avuto in squadra, sono arrivati da ragazzini e tutt’ora sono giovani. Sono contento di come stiano crescendo, avevo già intravisto le loro qualità. Merito loro, dell’educazione che hanno ricevuto e del lavoro che ha fatto lo staff tecnico. Sono rimasto comunque simpatizzante e tifoso, anche perché nello staff tecnico di Pecchia ci sono ragazzi come Coppola e Troianiello che sono stati miei giocatori e gli auguro il meglio".
Sembra essere definitivamente sbocciato il talento di Dennis Man. Sotto la sua gestione il rumeno ritrovò continuità di rendimento, seppur adattato nel 3-5-2. Che tipo di lavoro è stato fatto con lui?
"Sono molto contento del lavoro fatto con Man. Veniva da un periodo complicato dove era rimasto un po' ai margini. Purtroppo non ho potuto lavorare con Mihaila, che era reduce da qualche acciacco e poi è passato in prestito all’Atalanta nel mercato di gennaio. Man è un ragazzo che mi ha dato grandi soddisfazioni, l’ho anche voluto premiare dandogli la fascia di capitano in qualche partita. Veniva da una serie di gare dove era rimasto in panchina. Per l’esperienza che ho avuto con lui posso solo parlarne bene, ha fatto molto bene pur dovendo adattare le sue caratteristiche alle esigenze della squadra, nel 3-5-2 che eravamo costretti a schierare viste le tante defezioni. Dennis si è messo subito a disposizione, è andato più volte vicino al gol, spesso è stato solo sfortunato. Già al tempo però aveva dimostrato grande attaccamento e aveva avuto un ottimo rendimento".
Sotto la sua gestione ci fu l'esordio di Bernabé, che fin da subito ebbe un impatto impressionante sul campionato. A che livelli può ambire il centrocampista catalano?
"Ho visto subito che aveva grandi qualità, tanto da schierarlo immediatamente titolare due anni fa. Oggi viene già considerato un giocatore forte ed è ancora molto giovane. Gli cambiai anche ruolo, lui stesso all’inizio aveva avuto qualche esitazione quando glielo proposi, non avendoci mai giocato. Io però lo avevo già fatto tempo fa, con Bennacer all’Empoli e Sensi a Sassuolo. Diverse volte in carriera ho spostato giocatori in quella zona di campo, adattando anche giocatori offensivi davanti alla difesa. Bernabé ha fatto molto bene, sicuramente avrà una carriera di alto livello. Dopo i primi allenamenti già avevo percepito le sue qualità, altrimenti non lo avrei fatto giocare con questa continuità. Ha segnato anche cinque gol, diverse volte ci è andato vicino, aveva già fatto intravedere grandi cose”.
Un altro giocatore che Lei lanciò dal primo minuto è Circati. Cosa ha intravisto in lui? Si aspettava questa crescita?
"Son stato contento di farlo esordire. In settimana mi piace fare partite con le squadre del settore giovanile, mi ha permesso in carriera di valorizzare e far giocare diversi ragazzi giovani. L’esempio più immediato è Icardi alla Sampdoria, ma ce ne sono tanti che ho lanciato da titolari, penso ai vari Soriano, Obiang, Frattesi, Raspadori e Scamacca. Mi capita spesso di giocare contro la formazione Primavera e qui è capitata la stessa cosa. Ho notato Circati e l’ho fatto unire alla prima squadra. Mi sembra anche fosse in scadenza di contratto, ho parlato con Pederzoli e Ribalta sottolineando come, a mio avviso, fosse un ragazzo su cui si poteva lavorare per renderlo un ottimo difensore, utile a quelle che erano le esigenze della squadra e della società. Ci abbiamo lavorato sopra, appena ho avuto la possibilità l’ho fatto giocare. Aveva bisogno ancora di crescere e giocare per migliorare. E’ un ragazzo sicuramente di grande affidabilità per il suo ruolo".
La proprietà del Parma ha grandi ambizioni. Lei conosce bene l'ambiente, ritiene che si possano raggiungere gli obiettivi del presidente Krause?
"Direi di sì. Tutti i giovani sono cresciuti, chiaro che a suo tempo le scelte fatte sono state un grande rischio. Perdere l’ossatura della squadra, cambiando sette-otto giocatori dopo la retrocessione, è un pò un azzardo. Si è scelto di puntare sui giovani immediatamente, affiancando qualche chioccia di esperienza. E’ una mossa costata cara a molte retrocesse, ad esempio Benevento e Crotone, che scendendo dalla Serie A poi sono scivolate in Serie C. Quando si cambia così tanto e si stravolge, iniziando un progetto nuovo, è un forte rischio. Ecco perché dico che è stata un'impresa arrivare a 49 punti, quell’anno non sono stati playoff solo perché le altre sono andate più forte. Vista l’annata poteva andare anche peggio. Non sono io a dover valutare il mio lavoro, ho fatto quello che potevo e dovevo fare, come ogni volta che intraprendo una nuova avventura. Abbiamo dovuto scontrarci con una situazione difficile, è stata una stagione complicata e abbiamo affrontato momenti non semplici. Fortunatamente è andato tutto bene e ne siamo venuti fuori. I fatti lo hanno dimostrato, ci voleva qualche anno per portare la squadra a lottare nei piani alti della Serie B. Ora con la crescita della squadra e di questi ragazzi, unita al lavoro dello staff e di mister Pecchia, credo che il Parma sia accreditato a vincere questo campionato. All’inizio però fu un po' un azzardo, poteva portare a dei pericoli".
Quali insidie nasconde il campionato e quali sono le avversarie più temibili per i crociati?
"E’ un campionato difficile come tutti gli anni, anche squadre come Brescia e Sampdoria si possono reinserire nella mischia. Sarà un cammino lungo, con almeno una decina di squadre in grado di lottare per i playoff e per la promozione. Ce ne sono anche altre che, pur avendone piena capacità, non sono partite bene e adesso si trovano a lottare per la salvezza. Non penso solo alla Sampdoria ma anche allo Spezia e allo stesso Bari, partito con i favori del pronostico. Questa stagione ce lo sta ulteriormente confermando, la Serie B è un campionato lungo, duro e difficile. Quando parti tra le favorite, con la pressione addosso di vincere il campionato, non è facile, bisogna saperla gestire. Oggi il Parma lo può fare benissimo, in questi due anni di lavoro i ragazzi sono cresciuti. Ovviamente si sono anche aggiunti in ogni sessione di mercato giocatori importanti e funzionali, che hanno portato esperienza e hanno permesso di proseguire in questa crescita. Inserendo qualche elemento, di anno in anno si è potuto accrescere la qualità della rosa. Però ci sono diverse altre squadre che stanno facendo bene, tutte quelle che sono attualmente nei playoff potranno dire la loro fino alla fine. E poi, come dicevo, ci sono compagini che sono al momento dietro, come Brescia, Sampdoria e Bari, che hanno le potenzialità di reinserirsi, anche perché c’è la sessione di mercato dove si possono puntellare le rose. Ci sono e ci saranno sorprese, ci sono squadre che stanno bene e altre meno bene: questa è la Serie B".
Ad un anno e mezzo dal termine dell'avventura a Parma, è pronto per una nuova panchina? Che progetto sta cercando?
"Mi hanno chiamato lo scorso anno sei-sette squadre, quest’anno cinque squadre, ma non sono andato. Sto aspettando il progetto giusto. Ci sono state possibilità di andare in Serie A oltre a qualche opportunità in Serie B. Avendo fatto diversi anni in Serie A mi piacerebbe misurarmi ad un alto livello, quindi anche nel campionato cadetto andrei dove c’è un progetto di prospettiva, che possa avere uno sviluppo futuro, dove c’è l’opportunità di costruire qualcosa. Ho rifiutato diverse proposte, andare in una squadra tanto per farlo non fa per me. Sono andato all’estero diversi mesi, ho migliorato il mio inglese, confrontandomi con diversi colleghi. Ho avuto modo di aggiornami e prepararmi al meglio, mi sento pronto".
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