PL - Lorenzini: "Nessun rimpianto, ma avrei potuto fare di più. Aneddoti? Morfeo che leggeva la Gazzetta mentre..."

17.05.2023 10:01 di  Rocco Azzali   vedi letture
PL - Lorenzini: "Nessun rimpianto, ma avrei potuto fare di più. Aneddoti? Morfeo che leggeva la Gazzetta mentre..."

Con il successo per 2-0 sulla Pontenuorese il Tonnotto San Secondo ha raggiunto la promozione in Eccellenza. Una squadra infarcita di ex crociati quella guidata da mister Manini: tra i protagonisti di questa stagione, infatti, spiccano i nomi di Alberto Galuppo, Niccolò Galli e Pietro Lorenzini. Proprio quest’ultimo ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni per commentare l’impresa riuscita e fare alcune considerazioni sul Parma. Di seguito l’intervista di ParmaLive.com.

Come ci si sente ad aver raggiunto questo importante traguardo e a chi attribuisci i maggiori meriti per il risultato conseguito?
"Sembrava fosse diventata una stagione da buttare, ci ritrovavamo al martedì a fare allenamento con il muso nella prima parte di stagione dopo i risultati che non arrivavano, poi è scattato qualcosa. Vincere ha aiutato a vincere ed averlo fatto con un gruppo di amici come il nostro ha un sapore inspiegabile. In molti negli anni passati credevano che un gruppo come il nostro non avrebbe potuto farcela, ma li abbiamo smentiti. Ci sono squadre che avevano giocatori con procuratori anche in Promozione, ma non dobbiamo dimenticarci che siamo nei dilettanti. Il Borgo San Donnino ne è l'esempio in positivo. L'anno prossimo sarà stimolante alzare ancora di più il livello".

Con il Parma hai esordito all’età di 17 anni in Coppa UEFA, poi l’anno successivo in Serie A. Eri da tutti visto come una promessa limpida del calcio italiano, poi le cose non sono andate come da previsioni. Come puoi spiegare questa cosa?
"Non ho rimpianti, però sono consapevole che per demeriti anche miei avrei potuto fare una carriera diversa. Sicuramente tutto quello che ho avuto me lo sono guadagnato, poi sarebbe potuta andare diversamente anche a causa dei tanti problemi fisici che ho avuto. Fisicamente ero meno avvantaggiato rispetto gli altri, è stato il mio problema maggiore. Nel mio ruolo l'aspetto fisico è diventato determinante ed io non ero all'altezza in tutti i sensi (ride, ndr)".

Hai vissuto gli anni del crac Parmalat ed il conseguente insediamento di Tommaso Ghirardi. Una gestione che sappiamo tutti come si è conclusa. Ora il club, invece, è in buone mani. Come valuti la presidenza di Krause?
"Il progetto del presidente è ammirabile ed ambizioso, poi è chiaro che portando in squadra così tanti ragazzi giovani e stranieri qualche difficoltà possa esserci. Alle volte sembrava quasi che il Parma in campo non lottasse per uno stesso obiettivo e i giocatori non conoscersi l'un l'altro, poi ora sta uscendo il lavoro dell'allenatore. Non penso sia stato facile per Krause calarsi nella parte, venendo da un paese in cui non c'è ancora una cultura verso il calcio così come quella che c'è qui. Penso che se il Parma riuscisse a centrare la promozione potremmo parlare di un giudizio positivo di questi 3 anni di gestione, nonostante i tanti soldi spesi ed investiti. Senz'altro dal punto di vista economico questa proprietà ha dimostrato di avere una forza che nei prossimi anni potrà rivelarsi fondamentale nel progetto del Parma. Sarebbe bello vedere meno giocatori stranieri almeno nel Settore Giovanile...".

La squadra di Pecchia è protagonista di un grande finale di stagione, pensi potrà raggiungere la promozione come voi?
"Ho seguito il Parma tutte le volte che potevo allo stadio e nell'ultimo periodo sembra aver trovato la quadra. Pecchia inizialmente ha sicuramente faticato, ma ora la squadra c'è ed arriva ai playoff da favorita per rosa e condizione. Conterà poi anche il posizionamento di classifica in vista dei playoff. Arrivare il più in alto possibile agevola nel computo degli scontri diretti, poi va anche detto che il Parma è una squadra che deve avere sempre degli stimoli importanti per scendere in campo e trovarsi avvantaggiata in qualche modo magari non è la cosa migliore...".

Quali saranno secondo te le maggiori insidie in questi playoff e chi le avversarie da evitare?
"Penso che l'avversario più pericoloso da affrontare possa essere il Bari, spinto anche da un grande pubblico come quello delle piazze del sud. Il SudTirol è una squadra rognosa da fronteggiare, quadrata e che prende pochissimi gol, ma poi dipenderà anche da tanti altri fattori. I playoff di B sono spesso indecifrabili alla vigilia: poche volte è stata promossa la terza classificata, per intenderci. Può succedere che l'ottava che agguanta la qualificazione all'ultimo minuto dell'ultima giornata, poi, spinta dall'entusiasmo riesca addirittura ad andare in Serie A. Ci sarà da sudare!".

Da attaccante, come ti spieghi il mancato impiego da parte di Inglese e Charpentier? Due che in Serie B potrebbero invece essere protagonisti.
"Inglese mi è sempre piaciuto tantissimo, ma i problemi fisici ne hanno condizionato inevitabilmente il rendimento. Charpentier invece non è giudicabile: praticamente non lo abbiamo mai visto. Se non stanno giocando un motivo ci sarà e Pecchia ha trovato la quadra utilizzando altri interpreti. Poi basta che uno di loro segni un gol decisivo ai playoff e la loro stagione potrebbe cambiare da un momento all'altro. Il calcio regala anche queste situazioni".

C’è un giocatore di oggi tra i crociati nel quale ti rivedi?
"Del Parma di oggi penso che nessuno abbia le mie caratteristiche. Gli attaccanti sono tutti strutturati fisicamente, io sono un po' più leggerino. Forse poteva esserci Tutino ad inizio stagione con qualità simili alle mie".

Un aneddoto che ti è rimasto impresso di quando eri nel Parma.
"Ne potrei raccontare tantissimi, molti invece non li posso proprio raccontare (ride, ndr). Mi è rimasta impressa la qualità di Morfeo, vedeva cose che gli altri giocatori non immaginavano nemmeno e lo faceva con una tranquillità inspiegabile. Mentre l'allenatore spiegava la tattica lui leggeva la Gazzetta, un immagine indelebile che racconta il genio di questo calciatore. Lui scendeva in campo e sapeva perfettamente quello che doveva fare, aldilà dell'avversario che si affrontava".

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