Buffon: "Il trasferimento alla Juve la prima sliding door. Per superare la depressione andavo alle mostre d'arte"
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L'ex portiere di Parma, Juventus e PSG, Gianluigi Buffon, è intervenuto in occasione della presentazione del libro "Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi" edito da Mondadori:
Sul libro: "Il libro non è una cronistoria della mia carriera, ma narra gli eventi che hanno cambiato il corso della mia vita. E vi garantisco che certe cose non sono note a tutti".
Sulla sua prima sliding doors della sua carriera: "Il trasferimento dal Parma alla Juventus. E il bello è che non lo decisi io. A 23 anni sapevo di non essere abbastanza maturo per certe scelte; quindi, lasciai tutto in mano al mio agente e a mio padre e andai in vacanza in Australia. Mi volevano anche Barcellona e Roma, ma con la Juve ci siamo trovati a livello di ambizioni: io non avevo ancora vinto lo scudetto, loro volevano tornare a conquistarlo dopo qualche anno di digiuno".
Sul record di imbattibilità in Serie A: "Già, ma prima di arrivare a tirare in porta gli avversari dovevano superare Barzagli, Chiellini e Bonucci e quindi si stancavano parecchio… Ho vissuto questo record con distacco. Tutti ne parlavano, ma il focus principale per me era sulla vittoria".
Un aneddoto della sua carriera: "Messi che mi chiede la maglia all’intervallo della finale di Champions del 2015 a Berlino contro il Barcellona. In quel momento mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di buono. Non so a quanti giocatori Leo abbia chiesto una maglia… Di quel giorno, ovviamente, ricordo anche la frustrazione a fine partita. Non sapevamo che saremmo arrivati in finale anche due anni dopo. E che sarebbe andata ancora peggio".
Sul concetto principale del suo libro: "Non mi piace cercare alibi o fare la vittima. Per questo oggi, quando ripenso alla sfuriata nei confronti dell’arbitro Oliver dopo il ko in Champions contro il Real Madrid, mi sento a disagio, perché ho dimostrato di non accettare di aver perso. Però dico che bisogna fare i conti anche con le emozioni. Poi, a casa, mia moglie mi ha preso per le orecchie (risate, ndr)".
Su come è uscito dalla depressione: "Guardando dei quadri. Giocavo nella Juve, erano i primi anni Duemila. E ho approfittato delle numerose mostre di artisti che ci sono a Torino. Così ho creato nella mia testa un mondo parallelo che mi aiutò a tornare padrone di me stesso. Uscire dalla depressione è un percorso lento, occorre fare un passetto alla volta come una formichina, combattendo la paura di non farcela e la sensazione di essere posseduto da una forza estranea".
Sul ruolo di capo delegazione della Nazionale: "È qualcosa che mi rende orgoglioso. E con la Federazione stiamo lavorando su idee interessanti: le vedrete nel prossimo futuro".
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