L'addio di Vaeyens lo conferma: il mestiere di Managing Director Sport del Parma non è così semplice. E dopo il test con l'Heidenheim adesso arriva la prova Atalanta...
La notizia del giorno è di quelle importanti, perché si va verso l'ennesimo cambio in seno alla dirigenza nell'era Krause. A salutare è il quarto Managing Director Sport (definizione che continua a piacermi poco, ma a cui ci siamo ormai abituati...) della presidenza americana, il belga Roel Vaeyens, che era arrivato dopo Marcello Carli, Javier Ribalta e Julien Fournier. Le voci si erano sparse negli ultimi giorni, ma è un addio che lascia interdetti. Quantomeno per le tempistiche: un direttore tecnico che lascia la società nel bel mezzo della sessione estiva di mercato non è certo la situazione ottimale per continuare a lavorare in vista della Serie A appena riconquistata dopo tanta fatica. In tal senso, diciamocelo, l'assenza di Vaeyens cambia le carte in tavola solo fino a un certo punto, perché sarà il ds Pederzoli a fare le veci della proprietà e a farsi carico dell'ultimo mese di trattative - come del resto era già accaduto al dirigente bresciano in passato - assieme a Notari. Ma tutti questi continui rimpasti dirigenziali, dove le varie figure dell'area sport resistono al massimo un anno, non possono che lasciarci porre la domanda: ma davvero fare il Managing Director Sport al Parma è così difficile?
Parrebbe proprio di sì. Non dev'essere infatti facile condividere appieno e portare avanti l'idea dei Krause, perché è evidente come la presenza della proprietà appaia spesso come un'ombra ingombrante alle spalle del dirigente apicale dell'area sport, incaricato di sovrintendere il mercato e prendere le decisioni. Vaeyens, in fondo, se ne va da vincente, perché intasca un obiettivo raggiunto - la promozione in Serie A - che era inseguito da tre stagioni. Fare meglio non sarà poi così semplice, ma soprattutto a questo punto sembra si vada verso altri acquisti di giovani di belle speranze, quando forse avrebbe fatto comodo qualche elemento più esperto. Parlare di rischio di ripetere il primo mercato dell'era Krause, con annessa disastrosa retrocessione, è certamente prematuro: ma questi dissapori culminati nell'addio di Vaeyens non sono un segnale positivo, perché confermano ancora una volta come la convivenza tra questo ruolo e la presidenza non sia delle più semplici. E allora non ci si può che porre un'altra domanda: veramente è necessario il ruolo del Managing Director Sport? O può bastare un lavoro di supervisione che può svolgere un altro dirigente come ad esempio Martin Semmens? Vedremo.
In ogni caso, il Parma continua ad allenarsi e poche ore fa è stato battuto in amichevole dai tedeschi dell'Heidenheim. Risultato che definisco sinceramente bugiardo, perché praticamente i tedeschi hanno avuto due sole occasioni e, tra le due, la squadra reduce da un campionato all'ottavo posto in prima divisione non sembrava l'Heidenheim. Tuttavia, sconfitte così devono anche insegnare il valore del cinismo sotto porta, qualità che può essere allenata fino a un certo punto ma che va riscoperta da parte del Parma, specialmente ora che le gare importanti si avvicinano. Poi ci sarebbero tanti sottotemi da analizzare a parte, dalle lacune difensive di Valeri agli zero gol in pre-campionato di Bonny (così come, viceversa, la buona verve di Hainaut e l'ottima regia targata Cyprien), ma onestamente il gran caldo mi sembra aver condizionato molto il test, unitamente all'aver giocato alle ore 16. Probabilmente sarà più indicativo il test di domenica al Tardini contro l'Atalanta, vincitrice solo qualche mese fa dell'Europa League: lì potremo vedere forse una gara ancora più vera, dalla quale si possono trarre spunti ancora più precisi in vista della stagione. Che, ormai, comincia a essere davvero dietro l'angolo...