L'anima di questa squadra esalta i singoli, il "tutti dentro" arma vincente. Pomeriggio di emozioni, sul campo e sugli spalti
Finalmente il Tardini torna a vivere un pomeriggio di grande calcio e soprattutto di festa. L’avvicinamento alla sfida contro la Lazio, ad anni di distanza dall’ultimo incrocio, aveva regalato un tuffo in un passato di grandi ex, di sfide storiche e di successi del periodo delle sette sorelle. Ovviamente siamo ancora distanti anni luce dal glorioso passato che fu, ma il pomeriggio di domenica ha fatto vivere a tutti i tifosi del Parma emozioni fortissime, che mancavano da troppo tempo. Il primo fattore decisivo a creare questo ambiente è stato lo spettacolo sugli spalti: il popolo biancoceleste si è riversato in massa al Tardini, pronto a sostenere una Lazio che finora sta volando ben al di sopra delle aspettative di inizio stagione in tutte le competizioni. Il sostegno dei tifosi ospiti unito alla passione e alla spinta di quelli crociati ha contribuito a creare un’atmosfera da grandi occasioni in cui, andando oltre alla sfida sul campo, le due tifoserie si sono unite in un momento di ricordo per Gabriele Sandri. Giusto per ricordarci che ci sono cose più importanti che vanno oltre al rettangolo verde, in un weekend in cui anche i fatti di Firenze hanno fatto passare in secondo piano l’aspetto sportivo.
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Venendo alla partita, il Parma ha vinto contro una Lazio tutt’altro che sottotono. La squadra di Baroni ha costruito diverse occasioni, nonostante le assenze, meritandosi i complimenti in conferenza di mister Baroni. Per una volta però, ed era ora, gli episodi sono girati in favore dei crociati. Non è solo un caso: fatto salvo del grave errore sul gol di Castellanos (che possiamo perdonare solo alla luce del risultato finale), per il resto il Parma è rimasto sul pezzo per tutti i novanta minuti, lottando senza risparmiarsi, con sacrificio e determinazione. Una costanza nell’arco dell’intera gara che forse poi ci fa dire che non si tratta solo di fortuna negli episodi a favore. Questa concentrazione è ciò che serve ad una squadra per salvarsi e i 6 punti nelle ultime tre gare hanno riportato serenità e grande ottimismo. La classifica infatti ora sorride e, nonostante la zona retrocessione sia ad una manciata di punti, il Parma può andare a San Siro con ancora più leggerezza, in cerca di quella che sarebbe una vera e propria impresa. Ma bisogna provarci, perché, eccezion fatta per l’Atalanta, nessuna big ha mai dominato contro i crociati.
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Con che formazione si presenterà il Parma a San Siro? Difficile da prevedere. Questo perché il “tutti dentro” non ci ha accompagnati solo in Serie B, ma è rimasto uno slogan anche in Serie A. Non è una frase fatta, ma una realtà consolidata nella gestione del gruppo da parte di mister Pecchia. Domenica ancora una volta il tecnico crociato ha sorpreso tutti: fuori alcuni leader come Estevez, zero minuti per Benedyczak, Mihaila, Coulibaly e Almqvist. Titolari invece Leoni e soprattutto Haj Mohamed: scelte coraggiose per una formazione giovanissima, la seconda più giovane in Serie A degli ultimi 25 anni. Non ci si deve nemmeno più stupire di questo dato, il fatto di affidarsi ai giovani ormai è un automatismo, come il modulo. Certo però che vedere immagini come quella dell’esultanza di Anas fa venire la pelle d’oca: vedere un ragazzo che da anni brilla nel settore giovanile, segnare un gol così bello alla prima da titolare, è sempre un’emozione oltre che una soddisfazione per tutto il club. La corsa sotto la Curva Nord e l’abbraccio dei compagni sono la fotografia perfetta di un gruppo dove Pecchia sa attingere sempre al momento giusto, valorizzando il patrimonio a propria disposizione.
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Menzione d’onore anche per Charpentier, che è entrato benissimo in partita, lottando come un leone e mettendo a tacere gli scettici con due assist decisivi. Ce lo aveva detto il suo agente, il Generale voleva dimostrare di esser all’altezza della Serie A: questo brutto infortunio non ci voleva e a lui vanno i migliori auguri di pronta guarigione. Pecchia dovrà studiare le alternative, ma come abbiamo ormai imparato nessuno è davvero insostituibile. Anzi, forse qualcuno c’è: non tanto a livello tecnico o tattico, ma a livello di leadership. Ancora una volta Delprato ha dimostrato di esser l’anima di questa squadra, fornendo un’altra prestazione da stropicciarsi gli occhi. L’impressione è che appena le cose si complicano, come nel finale di sabato, la sua personalità esce fuori ed è lui a caricarsi la squadra sulle spalle. Grande capitano, il gol te lo sei meritato e la tua dedica ha emozionato tutti.