È cambiato il modo di comunicare da parte del club. Ora non è più un tabù: "Vogliamo la Serie A", il monito dei protagonisti
Il 2024 gialloblù attende ancora la prima partita del Parma - che andrà in scena questa domenica al "Tardini" contro l'Ascoli - ma ha già fornito più di qualche spunto all'ambiente ducale. Nei primi giorni del nuovo anno, infatti, sono state tante le dichiarazioni rilasciate dai vari protagonisti crociati e tutte hanno avuto lo stesso denominatore comune. Le parole di Adrian Bernabé ai microfoni di Sky Sport, così come quelle proferite da capitan Enrico Delprato e da Hernani a La Gazzetta di Parma - che potrete rileggere nei link sottostanti i paragrafi - sono state ferme e dirette: la squadra vuole la Serie A. Anche lo stesso mister Fabio Pecchia negli studi di SportItalia è stato chiaro (leggi QUI le sue dichiarazioni): l'obiettivo del club è quello di raggiungere la promozione e rimanere nella massima categoria il più a lungo possibile con umiltà ed ambizione. Frasi e moniti che potrebbero anche sembrar banali nel mondo del calcio, ma che qui a Parma non sentivamo da tanto, troppo tempo. Negli ultimi anni, da quando si è insediata la proprietà americana nel Ducato, il club è spesso stato incline a mantenere il riserbo su parecchie questioni, una di queste è proprio quella relativa alla Serie A. Il presidente Krause ed i suoi collaboratori non hanno mai celato la volontà e la mira di tornare nel campionato che conta, ma gli avverbi di tempo utilizzati per contestualizzare quanto in oggetto sono sempre stati vaghi ed aleatori.
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Ora, però, la musica pare essere cambiata: la parola "Serie A" non sembra spaventare più, nemmeno se accompagnata dalla locuzione "quest'anno". Chiudere il girone di andata al primo posto, laureandosi campioni d'inverno con sei lunghezze di vantaggio sulle inseguitrici è stato un traguardo importante, nonché la conseguenza del vero motivo per il quale ora c'è maggiore consapevolezza. Il modo in cui è stato conquistato questo primato, la fame di voler vincere ogni partita, la contezza di essere una squadra forte e con la "S" maiuscola: queste sono le vere ragioni per le quali adesso esiste la coscienza di poter raggiungere gli obiettivi ed il coraggio di poterne parlare a 360 gradi. Nelle scorse stagioni, purtroppo, lo spartito non era lo stesso: nonostante i tanti soldi spesi nel mercato ed il blasone che la maglia crociata ha sempre portato intrinseco, non c'era ancora la cognizione di potersi esporre oltre modo. Come dimostrava anche il campo, il gruppo era disunito e l'undici che veniva schierato - qualsiasi esso fosse - pareva quasi un'accozzaglia di giocatori messi l'uno vicino all'altro senza alcun legame apparentemente in comune. Il lavoro svolto dal tecnico e dalla società sta dando i frutti sperati, ma la stagione è ancora lunga e la B imprevedibile: non basterà adesso mettere il pilota automatico fino al termine del campionato, ma occorrerà dare fondo a tutte le energie, fisiche e mentali, che questo collettivo sta dimostrando di avere. Solo così la Serie A non sarà più un vivido sogno, ma una dolce realtà.
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