Talento e ambizione, il punto d'incontro tra due club agli antipodi. Como e Parma, quale sarà la strada giusta per il successo?

15.10.2024 13:00 di  Tommaso Rocca   vedi letture
Talento e ambizione, il punto d'incontro tra due club agli antipodi. Como e Parma, quale sarà la strada giusta per il successo?
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Como e Parma ancora a confronto, come più volte nel recente passato. Un cammino fatto di obiettivi comuni, grande ambizione e battaglie sul campo. Una sfida che mette a confronto due proprietà molto simili sotto alcuni aspetti, ma con due approcci completamente diversi. Partiamo però da ciò che accomuna le due squadre. Como e Parma sono neopromosse molto particolari: due club con grandi disponibilità economiche, capaci di investire milioni e milioni per competere e vincere. Lo hanno fatto entrambe nel recente passato e continuano a farlo, spendendo ben di più rispetto ad altre realtà del massimo campionato. A Parma c'è il presidente Krause, da pochi giorni proprietario al 99% (leggi QUI). Inutile dilungarsi troppo sul tycoon americano, la cui storia è cosa ben nota tra i tifosi. Fin dal suo arrivo a Parma, il suo grande obiettivo è quello di far crescere il club dentro e fuori dal campo, riportando il calcio Europeo in un Tardini nuovo e rinnovato. Dall'altra parte i fratelli Robert e Micheal Hartono, i più ricchi proprietari del calcio italiano, con un patrimonio secondo Forbes di 26.5 e 25.5 miliardi di euro costruito grazie all'attività nel mercato del tabacco asiatico. Possiamo dire che a Como non mancano le disponibilità per sognare in grande e la società si sta adeguando per raggiungere una nuova dimensione: nomi del calibro di Fabregas in panchina o Henry tra gli azionisti, oltre a nuove infrastrutture, con un progetto per regalare alla città un nuovo stadio. Insomma, due proprietà straniere entrate nel nostro calcio per investire e portare a compimento progetti ambiziosi dentro e fuori dal campo. 

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I punti d'incontro però non finiscono qui. Ai dirigenti dei due club è stata data indicazione chiara: vincere e farlo giocando un calcio propositivo e spettacolare. Questo si riflette sulle scelte degli allenatori: a Parma, Krause ha sempre puntato su allenatori con idee propositive, salvo poi ravvedersi in situazioni difficili. Agli offensivi Liverani e Maresca si sono alternati i pragmatici D'Aversa e Iachini, scelti come traghettatori in momenti di difficoltà. Ora però il Parma è finalmente riuscito a vincere dominando il gioco, grazie al lavoro di due anni di mister Pecchia. Nemmeno il salto di categoria ha modificato l'identità della squadra: anche in massima serie, il Parma vuole attaccare e, quando possibile, dominare il gioco. Se vogliamo dirlo alla Pecchia, la squadra insiste sempre "nella ricerca del gol". Un percorso molto simile a quello del Como di Fabregas. L'insedimento dell'ex campione di Barcellona ed Arsenal sulla panchina dei lariani è emblematico: appena appesi gli scarpini al chiodo, a Fabregas è stata offerta la Primavera del Como. Tuttavia, qualche mese dopo, la proprietà ha scelto di affidargli la panchina della prima squadra, a costo anche di pagare un allenatore in più, Osian Roberts, per affiancarlo (visto che Cesc non aveva ancora i requisti adatti a livello burocratico). A farne le spese, dopo un ottimo inizio di stagione, era stato Moreno Longo e il suo esonero era stato accompagnato da queste parole: "Vogliamo intraprendere un nuovo percorso che speriamo possa regalare maggiori emozioni e divertimento ai tifosi del Como e non solo”. Chiaro no? Divertimento, spettacolo e calcio offensivo. E così è stato finora anche in Serie A: insomma, difficilmente sabato ci annoieremo. Parola anche di mister Pecchia: "Noi dobbiamo giocare con lo spirito di poter vincere, in casa come in trasferta. Affrontiamo una squadra che l'anno scorso faceva il nostro stesso campionato ma che ha avuto una visione totalmente diversa rispetto alla nostra. Al di là del passato è una squadra che ha voglia di giocare e di proporre, sicuramente sarà una bella partita".

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Ma se finora abbiamo parlato di due squadre così simili, perché Pecchia parla di differenza nella visione? Questo perché l'approccio a questa Serie A delle due società è stato esattamente opposto. Partiamo da quello che conosciamo meglio. In casa Parma la parola d'ordine è stata continuità. L'imperativo è stato blindare i talenti migliori, per continuare a puntare sulle loro potenzialità, aggiungendo elementi funzionali e giovani. Solo sei acquisti, di cui quattro millenials, un '98 e un '99. Prima tre elementi giovani ma con esperienza in Serie A (Valeri, Almqvist e Cancellieri), poi i botti finali, con diversi milioni spesi per Suzuki, Leoni e Mandela Keita, alla prima esperienza nel nostro campionato. E a Como invece? Il mercato del Como è di difficile lettura. Per certi versi è simile al primo mercato della gestione Krause, quando la scelta di rivoluzionare la rosa portò ad una nefasta retrocessione. Ma a Como sono arrivati anche nomi altisonanti e di grande esperienza, giocatori che nell'era Krause a Parma non metteranno mai piede per quella che è la filosofia del club. Sono arrivati Reina, Sergi Roberto, Alberto Moreno, Varane (che poi si è ritirato) e Belotti. Poi qualche colpo più funzionale e meno altisonante, come Audero e Mazzitelli. E, a fine mercato, elementi giovani di grande prospettiva: Nico Paz e Fadera i più noti, ma anche Perrone e altri. Una filosofia che il ds Ludi ha espresso così: "Era tutto pianificato, con tre esigenze: 1. avere uomini di esperienza per affrontare un campionato così difficile come la serie A; 2. avere uomini di energia fisica perché è necessario; 3. avere uomini tecnici che rispondessero alle richieste di un calcio offensivo come quello di Fabregas". E così, il numero totale delle operazioni in entrata è di 22. Insomma, se per il Parma abbiamo usato la parola continuità, qui si può usare la parola rivoluzione. 

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Ma è sempre stato così? In realtà la situazione prima era invertita. La famiglia Hartono è entrata nel calcio dalla porta secondaria, prelevando il Como nelle categorie minori e programmando una risalita graduale, con operazioni mirate e senza fretta alcuna. Il Como è arrivato in Serie A trascinato da elementi che hanno accompagnato per più categorie la squadra, come Bellemo e Gabrielloni (salvo qualche nome altisonante come Cutrone e Baselli). A Parma, invece, l'insediamento in pompa magna di Krause aveva portato a mercati faraonici, che non hanno però portato i risultati sperati. Questo ha portato ad un'inversione di rotta: acquisti mirati e di prospettiva, pochi colpi ma che siano funzionali. E quindi, mentre ora il Como rivoluziona, il Parma costruisce su quanto già investito. Ma le differenze non si fermano solo alle strategie di mercato. Krause e gli Hartono differiscono proprio nell'approccio al ruolo di presidente. Due proprietà estere, che si muovono in modo diverso. Krause è spesso a Parma, a contatto con la città e con gli uomini che lavorano negli uffici del club. L'americano ha spesso una parola decisiva nelle operazioni e nelle ultime stagioni, per differenza di vedute, ha più volte ridisegnato l'organigramma societario. A Como, invece, gli Hartono non si vedono quasi mai. A fare le veci dei fratelli è il manager Mirwan Suwarso, che prende le decisioni con il totale benestare della proprietà, meno coinvolta direttamente nelle decisioni. Insomma, Hartono e Krause: due imprenditori entrati nel mondo del calcio con l'intenzione di riportare i rispettivi club ai vertici. Grandi progetti e tanta ambizione, ma con filosofie agli antipodi: quale sarà quella vincente?

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